Dall'effimero e superfluo per eccellenza, all'essenziale per la Collettività, com'è cambiato il sistema Moda ai tempi del Coronavirus.
La creatività del Made In Italy non si ferma, si converte.
Sono di estrema attualità, le notizie che Luxury Brand che rappresentano il Made in Italy in tutto il mondo (Armani, Scervino, Gucci, Prada, etc.) abbiano convertito i loro stabilimenti di produzione per il bene del Paese. Ma anche le altre realtà moda "più piccole", magari attraverso associazioni di categoria, locali e/o nazionali, che non possono contare su un così grande clamore a livello mediatico, hanno deciso di optare per la stessa scelta produttiva.
Lisa Tibaldi Terra Mia la start up del basso Lazio che crea Bijoux, rivisitando in chiave “haute couture” la tradizione della lavorazione della “stramma” (fibra vegetale tipica del territorio), dando vita ad accessori moda donna ecosostenibili, destinati ad un mercato di eccellenza, ha aderito all'importante iniziativa di CNA Federmoda, partner del progetto nazionale Filiera Moda per l’Italia- Emergenza Covid-19, riconvertendo la propria produzione principale, e da metà aprile produce Mascherine filtranti ad uso della Collettività.
Le parole d'ordine in questo momento sono Versatilità e Riconversione, certi di poter tornare, quanto prima, alle produzioni originarie, che hanno reso famosi i brand interessati e innovativi quelli emergenti.
La Moda, il Made in Italy hanno, da sempre, rappresentato una ricchezza e un "fiore all'occhiello" tipicamente italiano, che tutto il mondo ci invidia.
Se ognuno di noi farà la sua parte in questa guerra contro un nemico invisibile, riusciremo a vincere, consapevoli di essere stati protagonisti e testimoni di una pagina di storia che non ha precedenti.
Con l'orgoglio di esserci riusciti, perché
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